Ho sempre considerato il mio scrivere di albi o di libri per l’infanzia come l’opportunità di offrire una bussola per orientarsi nel mondo dell’editoria. Una voce personale che permettesse di decifrare questa o quella pubblicazione alla luce delle mie competenze e conoscenze.
Perché alle mie spalle, ci sono saggi che mi hanno segnata nel mio percorso di crescita e di ricerca in un ambito particolarmente delicato e complesso qual è quello della letteratura per l’infanzia.
Ho già parlato del potenziale che hanno gli albi, i libri illustrati, la letteratura, la poesia per la crescita cognitiva ed emotiva del bambino.
Oggi mi trovo ad avere per le mani l’opera di un’autrice che mi ha accompagnata in questi anni, grazie alla quale orizzonti di significato si sono aperti di fronte a me e mi hanno aiutata a capire se la rotta che stavo seguendo era quella giusta, se il mio occhio fosse abbastanza allenato, onesto anche spietato nel considerare il mio lavoro.Questa autrice è Giorgia Grilli che ha pubblicato da poco per Donzelli “Di cosa parlano i libri per bambini. Letteratura per l’infanzia come critica radicale”
Giorgia Grilli insegna letteratura per l’infanzia presso l’Università di Bologna ed è cofondatrice del Centro di ricerche in letteratura per l’infanzia del Dipartimento di scienze dell’educazione «Giovanni Maria Bertin». È membro di numerosi comitati scientifici e gruppi di ricerca internazionali e ha tradotto testi di saggistica e di narrativa di autori quali Jack Zipes, Alison Lurie, David Almond, Neil Gaiman e Aidan Chambers. Innumerevoli i saggi e i volumi pubblicati.
“Di cosa parlano i libri per l’infanzia” è il risultato di una ricerca ventennale, che mi permetto di definire imprescindibile per chi senta il bisogno di comprendere cosa sia la letteratura per l’infanzia. Il primo discrimine che Grilli ci pone di fronte è la sua contrapposizione con l “editoria per l’infanzia” (non l’editoria tout court ovviamente), ma quel genere di libri che intendano impartire ai bambini qualsivoglia lezione o che desiderino intrattenerli in maniera superficiale e faceta. Questo tipo di editoria da per scontato cosa sia il mondo bambino, quali siano i suoi bisogni, sentimenti, umori e spesso lo considera come semplice “target” commerciale, non prende in considerazione la complessità dell’universo infantile e lo sminuisce.
Fatta questa premessa, Giorgia Grilli solleva all’inizio del libro un interrogativo fondamentale e spiazzante:
Grilli ci invita a spogliarci di ogni presunzione.
L’unico modo di essere davvero rispettosi nei confronti dell’infanzia è riconoscere la sua totale alterità. I bambini per struttura ontologico-esistenziale abitano un luogo lontano che ci è precluso.
Eppure c’è stato un periodo, nella storia della letteratura, che è quello vittoriano, che si è intrecciato strettamente a questo mondo liminale e al suo sentire.
La vita di questi narratori di storie si è intimamente allacciata a figure bambine che ne hanno ispirato le opere più belle.
E questi sono divenuti esempi di una letteratura che potesse parlare all’infanzia perché filtrata dalle parole dell’infanzia. I cui autori si sono confrontati con una dimensione esistenziale diversa dalla propria, attraverso un processo creativo che è stato anche decentramento dal proprio sé adulto.
Grilli propone nomi e analizza opere. Da “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll al ciclo di “Mary Poppins” di P. L. Travers, da “Peter Pan”, di J. M. Barrie a “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi”. Da “Winnie the Puh” di A. A. Milne a “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, passando per “Le avventure di Peter Coniglio” di Beatrix Potter.
Sulle pagine di questo libro compaiono addirittura le foto di questi piccoli amici, i loro sguardi, spesso “nostalgici e persi in un mondo altro”, come per le bambine di Carroll, che solo il linguaggio artistico era ed è in grado di avvicinare e di cogliere.
Grilli attinge agli ambiti più svariati del sapere: la filosofia, l’antropologia, le teorie evolutive e quelle educative, l’arte e l’illustrazione. Percorre secoli, spazi geografici e generi editoriali arrivando persino al cinema per dare a questa pubblicazione una solidità insindacabile.
Se vogliamo davvero affacciarci sul mondo dell’infanzia e provare a comprenderla, ci dice Grilli, possiamo farlo attraverso la letteratura per e dell’infanzia.
Scopriremo allora cosa c’entra il Darwinismo con la sua origine più pura, quali figure, personaggi, topos ed elementi vi si ritrovino nel tempo, quali siano gli stati imprevedibili che abitano l’animo dei più piccoli, come ci vedano attraverso i loro occhi (e quanto sia scomoda per noi questa presa di coscienza), quanto ci sia di erosivo e massimamente critico e sovversivo nella letteratura per l’infanzia rispetto alla conformità sociale. Perché sovversiva è l’infanzia, nella sua intima natura.
E quanto abbia da dirci l’infanzia e dunque la letteratura per l’infanzia su quello che siamo diventati e quello che “essenzialmente”, nel nostro nucleo più autentico, siamo.
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